Noi e il Cibo: quali dinamiche delineano questa relazione?

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 Mangiamo solo ciò che ci piace? Come facciamo a scegliere quello che ci piace? Come mai ad un certo punto i nostri gusti cambiano (ad esempio, si preferisce il dolce al salato e viceversa)? Come mai ci capita di mangiare anche da sazi? Come mai si "chiude l'appetito"? Come mai mangiamo velocemente? Come mai mangiamo lentamente?

Tutte queste domande ci fanno capire che la nostra interazione con il cibo rientra tra le più complesse relazioni che instauriamo nel corso della vita.

Il gradimento di ciò che assumiamo non basta per dispiegare le nostre scelte alimentari. La letteratura scientifica ha evidenziato un legame tra il cibo e la costruzione ed espressione dell'identità sociale e personale.

Siamo ciò che mangiamo, non solo in termini biologici, ma anche in termini simbolici. Le pratiche alimentari rimandano a:

  • la costruzione dell'immagine sociale: ovvero ciò che scegliamo di narrare di noi stessi agli altri, l'idea di noi che vogliamo rimandare agli altri. Costruire la propria immagine sociale è un processo vitale, in quanto senza interagire con gli altri, senza il riconoscimento altrui non esistiamo. Quando interagiamo con gli altri scegliamo come mostrarci, quale parte di sè condividere e quale nascondere. Con lo sviluppo tecnologico le foto, le immagini sono gli strumenti principe con cui raccontiamo agli altri chi siamo, cosa facciamo, cosa vorremmo essere, quali sono i nostri progetti futuri, qual è il nostro quotidiano. Non esistiamo nel mondo se non condividiamo agli altri immagini di noi. Il cibo è un contenuto del processo di costruzione dell'immagine sociale, in quanto narra:

- il "mio fare" → Si pensi alle immagini che riguardano il cibo che si postano sui social network. Scegliamo il piatto o la bevanda da postare, il filtro da mettere, la frase da scrivere. Per quale motivo? La motivazione in superficie è quella di raccontare cosa stiamo facendo o abbiamo fatto, il luogo in cui ci troviamo o in cui siamo stati, se siamo soli o in compagnia, se stiamo seguendo una specifica dieta o meno. Il cibo diviene un mezzo per raccontare delle nostre attività.

- il "mio essere" → Decidiamo cosa mangiare, quale pietanza postare, se mangiare, quando mangiare, le quantità da mangiare per mandare agli altri un messaggio di noi: come gestisco il mio corpo, quali sono i miei gusti, qual è la mia cultura di appartenenza, come interagisco con le altre culture, come trascorro i momenti conviviali, come gestisco il tempo libero, come gestisco il lavoro. Si regolano, spesso, i comportamenti alimentari, al fine di gestire la presentazione di sé, di fare "buona impressione".

  • la cultura di appartenenza: il valore che si dà al cibo è legato alla cultura, ovvero, al senso culturale che si genera sul cibo. Il cibo racconta la storia e la geografia dei popoli. Le pietanze tipiche raccontano cosa quel territorio mette a disposizione: quale tipo di carne, di frutta, di verdura. I piatti tipici raccontano storie di colonizzazioni, di intrecci culturali, di carestia, di guerra, di abbondanza. Il divieto di nutrirsi di certi piatti indica l'appartenenza religiosa, la storia stessa delle religioni. I tempi di cottura di quei piatti narrano la gestione del tempo, l'attenzione per la cucina. Chi tradizionalmente li prepara indica il ruolo della donna, il ruolo dell'uomo. Certi piatti rappresentano momenti di convivialità e di festa (per particolari avvenimenti personali, familiari, nazionali). E' impossibile scindere ciò che mangiamo, i nostri gusti culinari dalla cultura di appartenenza e dall'interagire tre più culture.
  • strategia emotiva: Spesso, si cambia modo di mangiare (più velocemente, più lentamente, con quantità maggiori o minori), cambiano gli appetiti con il cambiare delle emozioni, dei sentimenti, delle sensazioni (alimentazione emotiva). Il cibo assume il valore di strumento per gestire gli stati d'animo, ad esempio, il sentirsi tristi, nervosi, felici, nostalgici, soddisfatti, falliti, stressati.
  • obiettivi personali: il come nutrirsi (quando, con quali quantità, di che cosa) è una scelta "strategica", più o meno consapevole, che quotidianamente operiamo per perseguire i nostri obiettivi. Gli obiettivi si definiscono personali in quanto sono unici e propri di ogni singola persona. Ciascun obiettivo ha un senso e un valore univoco per ogni persona. Possono cambiare in base al contesto, al ruolo che si ricopre, a ciò a cui diamo importanza in quel momento. Ad esempio, spesso, si seguono determinati regimi alimentari per perseguire obiettivi sportivi come da"oggi mi devo allenare, non mi posso appesantire" a "devo affrontare un campionato, devo seguire un piano alimentare per avere buone prestazioni fisiche". Altri possono essere obiettivi gestionali come "devo finire questo lavoro. Salto il pranzo e stasera mangio qualcosa di sostanzioso". Altri, obiettivi estetici come "sto bene così", "mi piaccio con qualche chilo in più", "mi piaccio con qualche chilo in meno".Altri, obiettivi sanitari come "per un miglior funzionamento del cuore devo assumere questo ed evitare questo" Così via.

Nella biografia di tutti, una relazione fondamentale che non ha un termine è quella con il cibo. Come in tutte le relazioni, qualcosa può diventare difficoltoso, può cambiare. Fermarsi per capire come mai e come si può gestire è un punto di partenza per migliorare ciò che è critico. 

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